L’urgenza di capire non è un ragionamento è coraggio. Audacia di sporcarsi l’anima e le mani con i versi dell’esperienza anche inaudita e di riscriverseli sulla pelle. Emozioni con le quali ci si imbratta il cervello e lo sguardo e si diventa irresistibili, divini.
Quello che c’è di più profondo nell’essere umano è infatti la pelle: quel meraviglioso tessuto dalle infinite trame, confine tra il mondo fuori e quello dentro, tra il resto e il proprio sé.
La pelle ne sa sempre più di tutti sulla vita e su noi stessi, ma l’ascoltiamo poco, la consideriamo poco, la modifichiamo cancellandole le impronte d’identità conquistate in anni di bagordi e lacrime. Lei, l’amante infedele del cuore sa che il pensiero non basta per capire e raccontare la vita quando anche la carne ha
bisogno di dire la sua per chiudere il cerchio. Nel mio mondo capovolto è in due che il cerchio si chiude sempre, soprattutto con le mani. Infatti al contrario di quello che avevo sempre sperimentato, ribaltando ogni prospettiva, le mani sulla pelle sono risultate la questione di tutto e non una questione di tatto. Non toccandosi più infatti, le parole muoiono. La comprensione muore. La complicità, l’empatia, la personale identità.